Le strutture in conglomerato cementizio poste lungo i litorali marini o a distanza inferiore ai 300 m dal mare, subiscono un rapido fenomeno di degradamento per effetto della salsedine.
Il calcestruzzo si sfalda e le eventuali armature in ferro vengono rapidamente corrose.
In tali ambienti occorre realizzare il calcestruzzo con particolari accorgimenti:
- non impiegare cementi di tipo Portland, ma cementi pozzolanici ed alluminosi, che meglio resistono all’azione aggressiva dell’acqua di mare e della salsedine;
- l’eventuale armatura in ferro deve essere protetta da un maggiore spessore di conglomerato;
- il calcestruzzo deve essere compattato con la vibrazione e reso impermeabile con l’aggiunta di additivi idrofughi (stearati
- metallici, resine ed altre sostanze grasse);
- la superficie esterna del calcestruzzo può essere trattata con una boiacca molto fluida di cemento, oppure con pitture di resine siliconiche che hanno una notevole funzione idrorepellente. Queste pitture, applicate a spruzzo, formano una pellicola continua, trasparente ed incolore, che rende la superficie del calcestruzzo impermeabile ed inattaccabile dagli acidi.
Effetti delle alte temperature sul calcestruzzo
Le strutture in conglomerato di cemento armato e non, presentano una notevole resistenza alle alte temperature, che possono derivare dagli incendi.
Perché gli effetti del calore possano produrre seri inconvenienti, è necessario che la temperatura raggiunga valori tra 500° e 600° C; in tal caso il calcestruzzo perde completamente l’acqua contenuta nella sua massa e la resistenza si riduce a circa la metà.
La forte dilatazione termica provoca inoltre fessurazioni dovute a tensioni per le diverse temperature che si verificano da punto a punto della struttura, nel caso di incendio. Avendo il calcestruzzo una notevole inerzia termica, per raggiungere temperature così elevate, occorrerebbe una prolungata esposizione a fortissime sorgenti di calore, il che difficilmente si verifica.
Trattamento delle superfici del calcestruzzo
Si va sempre più diffondendo la tecnica del calcestruzzo a faccia vista; occorre quindi che la superficie in vista della struttura sia eseguita con particolare cura, per ottenere un soddisfacente aspetto estetico.
Un buon risultato si ha con una esecuzione accurata della casseformi (di cui si parlerà più avanti), che verranno poi trattate con sostanze oleose per facilitare il distacco del calcestruzzo; questo deve essere ben vibrato e con basso rapporto acqua- cemento.
La superficie del getto risulterà omogenea, senza difetti, cavità, e contenente la riproduzione esatta della fibratura del legno delle tavole dei casseri. È proprio questa impronta che conferisce alla superficie di calcestruzzo il particolare aspetto estetico, che tanto viene apprezzato.
Disponendo le tavole delle casseformi, secondo particolari disegni, i progettisti possono raggiungere con il solo impiego del calcestruzzo, notevoli effetti estetici.
Se la superficie del getto, dopo il disarmo, non è perfettamente regolare, qualsiasi stuccatura con malta di cemento, resta visibile, per il contrasto con la parte di calcestruzzo che riproduce la fibra del legno.
Per questo motivo l’esecuzione del calcestruzzo a faccia vista è piuttosto costosa e difficilmente si ottiene un risultato perfetto.
Un altro trattamento spesso usato per ottenere particolari effetti, è la scalpellatura della superficie del getto, che mette a nudo la struttura granulare del calcestruzzo.
Può essere eseguita a mano con una martellina, quando il calcestruzzo è completamente indurito, o con un martello pneumatico ad aria compressa, munito di punta adatta al lavoro.
Con la scalpellatura si possono togliere i vari difetti di esecuzione del getto, perché la superficie viene regolarizzata in ogni punto; si corre però il rischio di asportare uno spessore eccessivo di calcestruzzo, mettendo a nudo i ferri di armatura.
In tal caso il ferro si ossida e produce macchie di ruggine sulla superficie del getto.
Quando si prevede la tecnica della scalpellatura, occorre avere l’avvertenza di tenere l’armatura di ferro più all’interno del calcestruzzo.
In alcuni casi si confeziona il calcestruzzo con inerti scelti con cura, ricavati da frantumazione di rocce perfettamente bianche o colorate, per ottenere particolari effetti cromatici con la successiva scalpellatura.
Per i calcestruzzi a faccia vista è importante anche la colorazione del cemento impiegato. In genere il colore dei cementi normali varia dal grigio perla al grigio scuro, a seconda dei tipi.
Se per ragioni estetiche si deve ottenere un calcestruzzo di colore diverso dal grigio, si può ricorrere al cemento bianco con l’aggiunta di coloranti.
Questi sono ossidi minerali ridotti in polveri finissime, che mescolate in adatte percentuali all’impasto, conferiscono alla massa del calcestruzzo una data colorazione. Si possono ottenere i seguenti colori:
- bianco, con impiego di ossido di titanio;
- verde, con impiego di ossido di cromo;
- arancione, con impiego di ossido di ferro-idrato;
- rosso, con impiego di ossido di ferro;
- nero, con impiego di ossido di manganese.
I coloranti possono essere impiegati anche nei calcestruzzi a cementi ordinari; in tal caso la colorazione tipica del pigmento colorante si fonderà con il grigio, con risultati meno brillanti.
Occorre precisare che i coloranti aggiunti all’impasto, riducono sensibilmente la resistenza del calcestruzzo (come se gli inerti non fossero puliti) e quindi è indispensabile non superare la percentuale del 10% sul peso del cemento impiegato.